La biblioteca

Collegato ad altre analoghe realtà e, in primo luogo, alla Associazione Amici di Cesare Brandi, l’Archivio funziona come centro informativo specializzato nel restauro dei Beni Culturali.

Al momento esso può contare sulla  Biblioteca del prof. Giuseppe Basile,  costituita da circa 930 volumi tra pubblicazioni specialistiche e didattiche nel campo, in italiano e anche in lingua straniera.

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Il volto di Pippo

Noi restauratori eravamo abituati a ritrovare l’effige di Pippo Basile nelle superfici dipinte sulle quali lavoravamo sotto la sua direzione o con la sua collaborazione. Era tra i vegliardi nel mosaico absidale di Santa Prassede, tra i profeti nei quadrilobi degli affreschi giotteschi, nelle vesti di S. Nicola Vescovo su numerose icone. Il suo profilo affilato e la folta barba di stampo medievale richiamavano ogni volta la nostra attenzione. Negli affollati cantieri era norma che qualcuno ad un certo punto gridasse: -Eccolo! È lui! Pippo è qui.- Ci osservava così lavorare anche quando quello vero, quello in carne ed ossa, era costretto a viaggiare da nord a sud lungo il nostro ricco stivale per raggiungere i suoi cantieri disseminati un po’ dovunque.

Lo abbiamo visto però anche molte volte in TV. Nei servizi dei TG regionali e nazionali; nei tanti video divulgativi che illustravano gli interventi di restauro che guidava. Davanti alle telecamere è andato sempre con leggero imbarazzo seppure venato di un certo orgoglio. Parlava lentamente mentre si accarezzava la barba in cerca delle parole più semplici per spiegare il difficile concetto della gestaltpsychologie. Sul “sottopancia” in sovrimpressione leggevamo: “Giuseppe Basile Restauratore”. Chi di noi qualche volta si è stizzito sentendosi usurpato di una professione acquisita con faticosissimi anni di studio, oggi ha capito che la doverosa ed ambigua sintesi richiesta dai giornalisti permetteva allo storico dell’arte Giuseppe Basile di rendere un tributo a quel mestiere che apprezzava e comprendeva così profondamente.

Sembra impossibile perciò che quando noi restauratori dell’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro abbiamo frugato tra i nostri archivi in cerca di una foto che lo ritraesse in primo piano, fiero e solitario a fianco dei monumenti di cui si era preso cura non siamo riusciti a trovarla. Abbiamo invece recuperato numerose foto in cui lui era al centro di nutriti gruppi di restauratori e allievi goliardicamente ridanciani. È evidente dunque che è così che desiderava essere ricordato: confuso tra i sorrisi, capitano di un’efficiente squadra, tassello di un puzzle che funziona se ci sono tutti i pezzi, “frammento” di un’opera d’arte in cui noi tutti “riconosciamo l’unità potenziale”.

Spesso le sue richieste e i suoi ritmi erano pressanti ma non gli si poteva dire di no perché lui era il primo a sostenerli: alla Cappella degli Scrovegni di notte? Lui c’era. Saltare il pranzo rimborsato in favore di un panino per risparmiare tempo? Lui faceva così .
Così lo ricorderemo continuando a cercarlo tra i luccicanti tasselli di pasta vitrea e sulle seriche superfici degli affreschi.

Francesca Capanna e Anna Maria Marcone, ISCR 

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